Il Gladiatore

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Foglia di Palma

    Group
    Administrator
    Posts
    837
    Location
    Lombardia

    Status
    OFFLINE
    h!Il_Gladiatore_cinefacts_Massimo_Decimo_Meridio

    Trama:
    Nell'anno 180 d.C. il generale Massimo Decimo Meridio guida l'esercito romano alla vittoria durante la guerra contro i Marcomanni in Germania, guadagnandosi la stima dell'anziano imperatore romano Marco Aurelio, il quale, malato e sentendosi prossimo alla fine non accetta il figlio Commodo come proprio successore, considerandolo inadatto al ruolo, e designa il generale Massimo, vedendovi il figlio che avrebbe voluto avere al posto di Commodo: Marco Aurelio intende affidargli il compito di ripristinare la repubblica restituendo il potere al senato, ovvero al popolo romano, come avveniva prima dell'avvento dell'età imperiale.

    Inizialmente riluttante, Massimo chiede tempo per decidere e si ritira in tenda a pregare gli dèi affinché lo aiutino a decidere e proteggano la sua famiglia, idealmente rappresentata da due statuette della moglie e del figlio che Massimo porta con sé. Nel frattempo Marco Aurelio comunica la propria decisione al figlio, che era giunto da Roma insieme alla sorella Lucilla che, vedova con un figlio, è innamorata di Massimo; Commodo, deluso e afflitto per la scelta del padre, lo uccide soffocandolo con il proprio petto prima che il genitore renda pubblica la propria decisione. Massimo capisce che l'imperatore non è morto per cause naturali ma è stato ucciso dal figlio; rifiuta, dunque, di sottomettersi a Commodo, che dà allora ordine al generale Quinto, capo della Guardia Pretoria e amico di Massimo, di farlo decapitare e di crocifiggere la sua famiglia.

    Mentre Commodo viene incoronato imperatore di Roma, Massimo viene immobilizzato e condotto in mezzo alla foresta per essere giustiziato; inginocchiatosi davanti al boia riesce, dopo aver finto di accettare il suo destino, ad afferrarne la spada e a uccidere, uno dopo l'altro, tutti i pretoriani del manipolo. Gravemente ferito a un braccio nel corso dell'azione, s'impossessa di due cavalli e intraprende il lungo viaggio verso casa, ma giunge troppo tardi: Massimo vede alcuni suoi amici morti, e poi scopre la moglie e il figlio crocifissi tra le rovine fumanti della propria abitazione. Disperato, piange i suoi cari defunti; infine, si accascia straziato dal dolore e sfinito dalla stanchezza.

    Catturato da un mercante di schiavi, viene venduto a Proximo, un ex gladiatore divenuto lanista, che Marco Aurelio aveva affrancato dalla schiavitù insignendolo del rudis, la spada di legno. Massimo viene portato in Africa ed è costretto a combattere nell'arena, dando presto prova delle sue eccellenti qualità di guerriero, che gli fanno accrescere la popolarità tra gli spettatori e il rispetto degli altri combattenti; Massimo, conosciuto ora nella familia gladiatoria come l'Ispanico, stringe amicizia con Juba, un cacciatore numida e con Hagen, un combattente germano che, fino alla comparsa di Massimo, era il più valoroso dei gladiatori di Proximo. Durante le pause degli spettacoli, Juba e Massimo, parlando delle rispettive famiglie e della vita che conducevano prima di divenire schiavi, rinsaldano la loro amicizia traendo coraggio, di fronte alla prospettiva della morte in combattimento, dalla speranza che avrebbero rincontrato i loro familiari nell'aldilà.

    Passano alcuni anni, finché Commodo, intenzionato a conquistare la folla, ordina che per un lungo periodo di 150 giorni si tengano, a Roma, dei giochi gladiatorii in memoria del padre, proprio colui che cinque anni prima ne aveva disposto l'interruzione, e anche i gladiatori di Proximo vengono affittati per lo spettacolo. Prima di partire, il lanista spiega a Massimo come, a Roma, potrebbe riuscire ad ottenere la libertà tramite il dono del rudis, donata dallo stesso imperatore. Animato dalla possibilità di essere così vicino a Commodo da potersi vendicare, Massimo decide di combattere ascoltando i consigli del vecchio gladiatore, fino ad allora ignorati, che gli dice di conquistare la folla. A Roma, i gladiatori di Proximo vengono destinati a rievocare la battaglia di Zama della seconda guerra punica, rappresentando le truppe di Annibale, l'orda barbarica, schierate contro le legioni di Scipione l'Africano. Massimo, che indossa una maschera che ne cela le sembianze, assume il comando del gruppo e, disponendo i propri compagni a testuggine al centro dell'arena del Colosseo, riesce a sovvertire l'esito di un incontro in cui erano storicamente destinati alla sconfitta. Quando Commodo raggiunge i gladiatori di Proximo per congratularsi, Massimo è costretto a togliersi l'elmo e rivelare la sua vera identità:

    «Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra.»

    Impossibilitato a uccidere Massimo, guadagnatosi il sostegno della folla che chiede incessantemente la grazia, Commodo, amareggiato, solleva la mano e protende il pollice verso l'alto, lasciando infine l'arena, mentre la folla riecheggia e osanna il nome di Massimo.

    Lucilla, dopo aver visto Massimo in vita, s'incontra segretamente con lui in una delle celle in cui si trovano i gladiatori. Durante il loro colloquio, Massimo l'accusa con rabbia di aver partecipato agli omicidi del padre e della sua famiglia, ma lei lo nega decisamente, dichiarandosi a sua volta terrorizzata e vittima del fratello. Lucilla confida a Massimo di disporre di potenti alleati in Senato che vogliono detronizzare Commodo e lo invita ad allearsi con loro per rovesciare il fratello, ma Massimo rifiuta e le chiede di dimenticarlo, chiudendo bruscamente l'incontro.

    Il giorno dopo Massimo deve fronteggiare Tigris delle Gallie, l'unico gladiatore imbattuto che ritorna nell'arena cinque anni dopo il suo ritiro. Durante il combattimento, più volte, da botole che si aprono nell'arena, balzano fuori delle tigri incatenate che si avventano, trattenute a stento dagli addetti, contro Massimo. Nonostante le difficoltà, Massimo sgomina le tigri e mette in ginocchio Tigris, che cade a terra sconfitto. Tigris, condannato a morte dal pollice verso di Commodo, viene graziato da Massimo che si rifiuta di ucciderlo, sfidando deliberatamente l'ordine dell'Imperatore. La folla lo acclama come "Massimo il misericordioso", mentre Commodo, abbandonato il palco, lo raggiunge nell'arena e insulta la memoria dei cari di Massimo con lo scopo di farlo combattere contro di sé: senza perdere la calma, Massimo si volge e si allontana, sottolineando ancora una volta la sua volontà a non riconoscere Commodo come imperatore.

    Mentre viene riaccompagnato alla scuola dei gladiatori, Massimo viene informato da Cicero, il suo fedele servitore, che il suo esercito, accampato ad Ostia, gli è rimasto fedele. Riesce a incontrarsi nelle celle dei gladiatori con Lucilla e il senatore Pertinace Gracco, al quale chiede di farlo uscire da Roma e ricongiungere col suo esercito, col quale tornerà a Roma e rovescerà Commodo, e infine bacia Lucilla. Sospettando il tradimento della sorella, Commodo minaccia indirettamente il figlio di lei, Lucio, costringendola a rivelare il complotto, per poi esprimere la volontà di unirsi a lei carnalmente per avere un figlio "puro" e degno di succedergli al trono. I pretoriani arrestano immediatamente Gracco e prendono d'assalto la caserma, combattendo contro i gladiatori di Proximo, mentre Massimo scappa. Hagen e Proximo vengono uccisi durante l'assedio, mentre Juba e i superstiti vengono imprigionati. Massimo fugge attraverso un tunnel dalle mura della città, ma assiste impotente alla morte di Cicero, trafitto dalle frecce dei pretoriani, e viene catturato da alcune guardie pretoriane.

    Massimo, incatenato nei sotterranei, riceve la visita di Commodo che lo sfida a duello nell'arena. Per essere certo della vittoria, prima di affrontarlo, gli infligge a tradimento una pugnalata sotto l'ascella con uno stiletto e ordina a Quinto di celare la ferita. Condotto nell'arena insieme a Commodo, Massimo raccoglie la spada da terra e incomincia il duello, mentre i pretoriani si dispongono a cerchio attorno ai combattenti. Dopo alcuni scambi di colpi Massimo, pur indebolito dalla ferita, riesce a disarmare Commodo, ma a sua volta, prostrato dallo sforzo, lascia cadere la sua spada. Commodo chiede un'altra spada, dapprima a Quinto, che, capendo finalmente la natura abietta e subdola di Commodo non acconsente, e poi ai pretoriani che però, su ordine di Quinto, non intervengono. Commodo estrae allora lo stiletto nascosto e si getta su Massimo che contrattacca, colpendolo con pugni violenti. I due lottano avvinghiati per alcuni secondi, finché Massimo riesce a spingergli la mano indietro e affondare lo stiletto nella gola di Commodo che cade infine morto in un Colosseo avvolto dal silenzio.

    A Massimo, morente, appaiono la sua casa e la sua famiglia, ma viene riportato momentaneamente alla realtà dalla voce di Quinto, che gli chiede indicazioni. Massimo chiede a Quinto di liberare Juba e gli altri gladiatori di Proximo sopravvissuti e di restituire alle sue mansioni il senatore Gracco, al quale chiede di restaurare a Roma il governo repubblicano, proprio come voleva Marco Aurelio. Dopo l'affermazione di Quinto, Massimo muore tra le braccia di Lucilla, inginocchiatasi accanto a lui, e il suo spirito si riunisce a quelli dei suoi cari che lo stanno aspettando nell'aldilà.

    Dopo avergli chiuso gli occhi, ella ricorda a tutti che Massimo era un uomo buono e un soldato di Roma e che la sua memoria va onorata. Il corpo di Massimo viene sollevato e portato fuori dal Colosseo per una sepoltura onorevole, seguito da tutto il popolo, mentre il cadavere di Commodo resta abbandonato nell'arena. Quella sera stessa, Juba ritorna libero nel Colosseo vuoto e seppellisce, nella sabbia intrisa di sangue dov'era caduto Massimo, le statuine della moglie e del figlio di quest'ultimo, pronunciando la frase: Io ti rincontrerò un giorno. Ma non ancora. Non ancora., per poi allontanarsi dall'arena al calar del sole.

    Crediti: Wikipedia

    Parere personale: Un film fantastico, assolutamente da vedere e rivedere!
     
    Top
    .
0 replies since 10/6/2021, 21:09   16 views
  Share  
.
Top